DAD (DIALOGO A DISTANZA) SUL GREEN PASS con Enrico Euli

Seguo da sempre con interesse le elaborazioni politiche e intellettuali di Enrico Euli, docente universitario e formatore alla nonviolenza, grazie anche a un percorso comune in anni lontani. Ora Euli si aggiunge al coraggioso manipolo di personalità del mondo universitario che si oppongono all’obbligo di green pass negli atenei. Le sue argomentazioni, sintetizzate l’8 settembre 2021 sul suo blog saturnalia (satur-nous.blogspot.com) con una “lettera all’università”, sono in gran parte condivisibili e potrebbero aiutare un confronto utile, non solo in ambito accademico.
Per il mio immancabile spirito di polemica, mi concentrerò solo sugli aspetti della sua “lettera” che trovo discutibili, nel tentativo di avviare un DAD (Dialogo A Distanza) con Euli.

Il libro più recente di Enrico Euli

Capisco la necessità di contrastare in anticipo le obiezioni di chi non condivide le proprie idee, e la necessità di usare artifici retorici per non essere delegittimati in partenza. Tuttavia ci sono alcune considerazioni nella “lettera all’università” di Enrico Euli che non mi convincono.
Innanzitutto l’affermazione che “i regimi che hanno messo la protezione della salute al di sopra del rispetto della libertà personale e collettiva sono stati sempre, storicamente, totalitari e non democratici (vedi Unione Sovietica o Cina)”. Non ritengo storicamente vera la frase e faccio notare che in Cina, oggi, non c’è obbligo vaccinale e le restrizioni nel complesso del territorio sono nettamente inferiori alle nostre (mentre sono severissime sugli ingressi dall’estero). Capisco, anche qui, la necessità di distinguersi da chi fa invece il paragone con il nazismo (sulla salute indubbiamente più calzante), ma non vedo riscontri storici rispetto a regimi di socialismo reale che di aspetti negativi ne avevano moltissimi in tema di libertà, ma con altre motivazioni.

Tessera del partito fascista

Euli poi suddivide le posizioni attuali del “dissenso” in quattro categorie tra chi: a) si è vaccinato ed ha il green pass, ma è contrario all’utilizzo discriminatorio di quest’ultimo; b) si è vaccinato ma è contrario al green pass; c) non si vuole vaccinare ed è contrario al green pass; d) nega l’esistenza stessa del virus e/o crede in un complotto mondiale.
Le mie posizioni radicali mi fanno pensare che una posizione sicuramente nobile è quella al punto b) di chi si è vaccinato (perché convinto dell’efficacia del farmaco e valutando lucidamente rischi e benefici), ma non ha richiesto il green pass, gesto autolesionista sicuramente, ma coerente se si ritiene il green pass una misura politica e non sanitaria.
Richiedere il green pass è come chiedere la tessera del partito fascista ai tempi del Duce: non era obbligatoria, ma garantiva possibilità di carriera e alcuni privilegi, oltre a risultare indispensabile per ogni lavoro statale. Essere antifascisti e chiedere la tessera del partito fascista sarebbe stato conveniente, ma contraddittorio. Tra l’altro, il green pass ha effetti più pervasivi della tessera fascista: non dà privilegi aggiuntivi, ma toglie solo diritti agli altri. E per entrare in un museo o frequentare le scuole non era obbligatoria la tessera fascista (le proibizioni diventarono invece nette, per gli ebrei, quando scattarono le leggi razziali).
Personalmente rientro nel punto c), ma trovo semplificatoria la formulazione del punto d), con i cui rappresentanti, secondo Euli, non è nemmeno “utile proseguire a cercare argomentazioni “.
Ridurre le opposizioni estreme alla cosiddetta “dittatura sanitaria” a chi nega l’esistenza del virus (pochissimi individui, da non confondere con chi ritiene ingigantita la pericolosità del virus) o ai complottisti mi pare una caricatura inaccettabile. Così come inaccettabile è l’allusione vagamente iettatoria “sarà la realtà a persuaderli, anche duramente, purtroppo”: mi sembra simile al nuovo mantra propagandistico sugli eretici novax che si pentono sul letto di morte.
Al contrario di Euli credo che sia utile continuare a dialogare con i cittadini del punto d), per portarli su posizioni più razionali e coerenti, necessarie per combattere la deriva autoritaria. La comoda denigrazione dei “complottisti”, poi, fa parte dell’armamentario agit-prop di chi vorrebbe una fiducia cieca nell’autorità e nega qualsiasi interesse nascosto o retroscena (in Italia, senza “complottisti”, si crederebbe ancora che l’anarchico Valpreda mise la bomba di Piazza Fontana o che il disastro di Ustica fosse dovuto a un “cedimento strutturale” dell’aereo).

Ingresso vietato ai cani e agli italiani

Infine, una riproposta della logica degli opposti estremismi-integralismi (che oggi secondo Euli sarebbe tra scientisti/antiscientisti e vax/no vax) mi fa rabbrividire, ricordando come veniva utilizzata ai tempi democristiani per neutralizzare ogni opposizione.
Non noto una possibile equiparazione tra “entrambe le parti”. Una parte possiede quasi la totalità dei mezzi di informazione, è sostenuta da un governo unanimistico da stato totalitario e ha “il coltello dalla parte del manico”, nel senso che dispone da quasi due anni con logica emergenziale e non democratica le misure che i cittadini devono rispettare, ricorrendo anche a imposizioni etiche: se il Presidente della Repubblica parla di “dovere” alla vaccinazione, senza che ci sia una legge che la impone, usa la sua autorità per veicolare un imperativo etico (questo sì da vero stato totalitario). Quanto agli insulti, se i più accaniti novax si scatenano nell’unica arena che hanno a disposizione, i social, i provax insultano e minacciano chi ha dei dubbi sulle politiche sanitarie attraverso canali ufficiali e h24.
Euli sostiene che “sarebbe intelligente ed umano, invece, ripartire da capo, senza diktat, minacce o invettive da entrambe le parti”. Dal mio punto di vista, rifiuto il concetto di “entrambe le parti”, quasi fossero comparabili per forza e influenza. E temo che con i militanti dell’autoritarismo sanitario, ormai, sia impossibile qualsiasi confronto e dibattito. Non ci sono più le condizioni del dialogo e “ripartire da capo” è impossibile. Solo i fatti, cioè le vicende economiche e i dati concreti sull’efficacia della vaccinazione, potranno modificare lo scenario e rendere possibile un ripensamento collettivo. Nel frattempo, sono benvenute e utili tutte le dimostrazioni di dissenso, comprese le petizioni del mondo universitario, superando barriere ideologiche e cercando la massima solidarietà tra tutta la variegata costellazione di questo dissenso.