HAI DEI DUBBI SUL LOCKDOWN? SEI NEGAZIONISTA E NAZISTA

Il primo agosto decine di migliaia di persone (oltre un milione secondo alcuni osservatori) sono scese in piazza pacificamente a Berlino per criticare le misure politiche governative sull’emergenza sanitaria. Uno degli slogan più ripetuti era “Widerstand!” (Resistenza!). Come può constatare chiunque dai video della manifestazione reperibili in rete, non c’era alcuna etichetta partitica ed erano molte le bandiere arcobaleno. Il corteo voleva esprimere il malcontento di chi ha perso il lavoro a causa del lockdown, di chi non considera indiscutibili le scelte prese per contenere il coronavirus e ha dubbi sul terrorismo sanitario attuale. Tutto questo è stato tradotto in Italia come “negazionisti e nazisti in piazza a Berlino”. Le grandi testate giornalistiche sono ormai un organo informativo unico che veicola i medesimi luoghi comuni e le medesime veline, nello stile dei giornalisti “embedded” (dal dizionario Garzanti: “Si dice di giornalisti e operatori di media accettati ufficialmente da un esercito, che seguono le truppe nelle zone di intervento godendo della loro protezione ma senza libertà di movimento”). Vediamo tre esempi apparsi tra l’1 e il 2 agosto.

L’articolo di “La Repubblica”

Cominciamo da “La Repubblica” con l’articolo del “nostro inviato Giampaolo Cadalanu” . Titolo: “Berlino, negazionisti in piazza a migliaia contro le restrizioni anti-Covid: la polizia scioglie il corteo”. Il titolo dice “negazionisti in piazza”, poi se si legge l’articolo scopriamo “migliaia di manifestanti, tra cui molto [sic] negazionisti”. Quindi i “negazionisti” diventano “molti” e non sarebbero gli organizzatori o il dato fondamentale del corteo. Però chi si ferma al titolo non lo scoprirà.
Si prosegue: “Se non fosse per l’età media non più verde [strano, un corteo di vecchi che sono i più colpiti dal covid… Infatti basta guardare un qualsiasi video del corteo per vedere che questa affermazione è falsa e c’erano moltissimi giovani], sarebbe quasi un happening, con musica e aria di festa [se la spassano, mentre la gente muore, quindi]. Ogni tanto dagli altoparlanti arriva il richiamo al distanziamento imposto dalla legge, con toni poco entusiasti e scarsa adesione [sottile allusione alle colpe degli “untori”]. Poi si diffondono slogan, richiami al tifo quasi calcistico [quale corteo non ha queste caratteristiche?], ma anche dichiarazioni politiche senza tema di esagerazione [estremisti “esagerati”, dunque]. ‘Abbiamo avuto 500mila richieste di partecipazione, oggi siamo 800mila’, dichiara uno speaker particolarmente ottimista: secondo le stime della polizia, a metà giornata si resta sotto i 20mila [vecchio classico del giornalismo di regime, quello di non fare proprie stime, ma affidarsi alla polizia, anche se si è “inviati” e si potrebbe valutare di persona]. Comunque troppi e troppo vicini per le autorità che hanno ordinato alla polizia di bloccare la manifestazione. Dopo alcune ore, le forze di sicurezza sono arrivate sul posto e con gli altoparlanti hanno imposto lo scioglimento del corteo. La polizia di Berlino ha riferito che avvierà un’azione legale contro gli organizzatori per ‘mancato rispetto delle norme igieniche’ [i giornalisti “embedded” strillano per la soppressione di cortei nei paesi a loro sgraditi, non fanno una piega se avviene nei loro]. Ma al di là del folklore [ecco fatto: chi protesta fa folklore], ieri la Germania ha sfiorato i mille nuovi contagiati. L’ipotesi di una stretta nelle misure sanitarie è realistica, ed è condivisa [tipica velina governativa: chi dice che è “condivisa”? condivisa da chi?].”
L’articolo perciò si chiude mettendo in luce che i contagi aumentano (non importa se nel termine “contagi” si calcolino anche i non sintomatici o chi non ha alcun bisogno di ricovero ospedaliero, l’importante è dare l’idea che “contagiato” uguale “intubato” e implicitamente “morto”), quasi che la colpa degli aumenti sia di chi scende in piazza.

L’articolo del “Corriere della sera”

Passiamo al “Corriere della sera” con articolo di Alessandra Muglia. Qui il lungo sottotitolo mette esplicitamente insieme il “nuovo picco” del virus con il corteo di Berlino, suggerendo quindi che si tratta di follia e basta (tra l’altro, un semplice confronto con chi era in piazza avrebbe fatto capire che il corteo non era “contro distanziamento e mascherine”): “Coronavirus, nuovo picco: 300 mila contagi in un giorno nel mondo. Drammatico record Usa: 1.500 morti in 24 ore. Test ai viaggiatori in Germania e Francia. Mosca: «Vaccino a ottobre». Ventimila «negazionisti» in piazza a Berlino contro distanziamento e mascherine”.
Ecco la descrizione del corteo: “A Berlino in 20 mila [sempre la cifra della polizia, mi raccomando] hanno sfilato ieri contro mascherine e distanziamento: complottisti, «no vax» ed estremisti di destra [ecco l’identikit: i contestatori sono paranoici e nazisti] hanno marciato fin sotto la Porta di Brandeburgo, scandendo slogan negazionisti. (…) Incuranti del fatto che gli esperti individuino proprio nel non rispetto di semplici regole la causa per la crescita di contagi (955 nuovi infetti in 24 ore) nell’ormai ex Paese modello per la gestione della pandemia.” Stesso cliché di “Repubblica”, dunque: chi protesta è un untore. Da notare il consueto richiamo agli “esperti”. Quali studi abbiano poi dimostrato che la crescita dei contagi avviene per il “non rispetto di semplici regole” non è dato conoscere (ma molti “esperti” dovrebbero sapere che la diffusione di un virus come questo ha ragioni ben diverse dal “non rispetto di semplici regole”).

L’articolo di “La Stampa”

Concludiamo in bellezza con “La Stampa”, articolo di Mauro Mondello. Titolo: “A Berlino la marcia dei negazionisti: ‘Le mascherine sono inutili’. In ventimila sfilano alla Porta di Brandeburgo, tensione con la polizia. Nel corteo si mescolano ‘no vax’, ‘no mask’ ed esponenti neonazisti”. L’approccio è identico a quello degli altri due quotidiani di regime: in piazza “negazionisti” (anzi, più avanti è definito “il popolo dei negazionisti”) e “neonazisti”.
Si legge poi di un “palcoscenico” come la Porta di Brandeburgo “per sfoggiare scritte e cartelli, urlare slogan” [siamo tornati agli anni Settanta e alle descrizioni perbeniste dei cortei di allora: eleganti le sottolineature di come i manifestanti “sfoggino” i cartelli e “urlino”]. Ancora: “Per questi il Covid che sta rialzando la testa e allungando la lista dei contagi in Europa è «un falso allarme»” [riecco il parallelo tra peggioramento dell’epidemia e follia dei manifestanti].
Il corteo poi, unirebbe “i mille rivoli dei complottisti, attorno a una sorta di sentimento «anti-Covid»”. Infine, si esprime malcelata soddisfazione perché “le forze dell’ordine” hanno sciolto la manifestazione in anticipo e annullato “la serie di interventi previsti nel pomeriggio dagli organizzatori”. Chiaro? Il corteo non è stato bloccato fin dall’inizio (come sarebbe sensato se davvero rappresentava un pericolo sanitario), però non si è potuto esprimere alcunché, in quanto gli interventi sono stati impediti. In nome del “dovere alla salute” abbiamo perso il “diritto alla libertà di espressione”. E “La Stampa”, senza commento e con implicito consenso, enumera le minacce che vengono dalle autorità contro chi protesta. Peter Altmaier, ministro dell’Economia, “ha proposto di inasprire le sanzioni contro quanti non rispettano le indicazioni sanitarie”, ventilando per loro “gravi conseguenze”. Jan Redmann, segretario dei Cristiano Democratici nel Brandeburgo, ha dichiarato: «Mille nuove infezioni al giorno e ancora a Berlino ci sono proteste contro le misure anti-virus? Non possiamo più permetterci queste pericolose assurdità»”. “Non possiamo più permetterci queste pericolose assurdità” è un chiaro invito a proibire e reprimere qualsiasi tipo di protesta nel corso della pandemia. Da parte sua, informa “La Stampa”, la leader dei socialdemocratici Saskia Esken, ha definito i partecipanti al raduno «covidioti», confermando che le categorie di “destra” e “sinistra” sono state contagiate dallo stesso virus devastante.
Infine, ecco che la parola “negazionisti” (usata di solito per chi non crede all’Olocausto) porta a etichettare come nazisti tutti i critici delle politiche di lockdown: “Fra i manifestanti del corteo di protesta di Berlino, anche tanti rappresentanti dell’estrema destra tedesca. Sin dallo scorso marzo, la massiccia presenza di movimenti estremisti e antisemiti ai raduni anti-Covid è diventata una prassi”. Poi si citano solo due esponenti che avrebbero partecipato al corteo (tra le decine di migliaia di persone), Udo Voigt e Nikolai Nerling. I giornalisti “embedded” forse non si rendono conto che enfatizzare e ingigantire le presenze di nazisti nelle proteste può rivelarsi un boomerang: se dovesse acuirsi la crisi economica provocata dai lockdown e dovessero crescere i conflitti a chi penserà l’opinione pubblica come alternativa, dopo aver ascoltato dai media che erano i neonazisti gli unici a incarnare l’opposizione e la critica?

In conclusione, tre articoli che sembrano usciti da un tipico “ministero dell’informazione” di un paese autoritario, identici nella superficialità (impossibile capire chi ci fosse veramente in piazza e quali contenuti unissero i manifestanti) e dalla propaganda. Con un messaggio chiaro e univoco: chi esprime un parere diverso da quello dominante “mette in pericolo la nostra salute”, ergo è equiparato a un criminale.