IN LODE DEL COMUNISTA “NEGAZIONISTA”

Pochi giorni fa è morto Carlo Cardarelli, 59 anni, molto noto nella sua città per le instancabili battaglie sociali che conduceva. La sua morte è salita agli onori (o meglio ai disonori) delle cronache per un articolo di Selvaggia Lucarelli, che invece di occuparsi dei gossip in cui è specialista mette alla berlina Cardarelli sotto il titolo “Ucciso dal Covid: storia di un negazionista buono e dei ciarlatani a cui credeva”.

Dopo averlo dipinto come “un uomo buono” e averne apparentemente tessuto le lodi, la Lucarelli passa all’attacco, e ritrae Cardarelli come un povero imbecille, definendolo “un negazionista, uno di quelli che impestavano la sua bacheca di link complottisti, di video surreali, era andato in piazza a protestare contro il lockdown”. Poi l’autrice trova il colpevole per la morte di Cardarelli: “Un esercito di complottisti convinti che il virus sia un’influenza. E qualche volta, succede che chi gli ha creduto, si ammali. Che muoia, anche, nella tardiva consapevolezza di aver creduto a dei ciarlatani pericolosi. (…) qualcuno che neppure lo conosceva s’è insinuato lì, dove era facile entrare, nel cuore di un uomo buono che aveva confuso il dubbio con le castronerie”.

L’articolo di Selvaggia Lucarelli

Si chiama, nella migliore delle ipotesi, “sciacallaggio”. Primo, per l’orribile etichetta di “negazionista” affibbiata al poveretto, secondo per la solita manipolazione delle notizie ad usum terroristico. Come informa “Centropagina” “Cardarelli è deceduto nella giornata di oggi (27 novembre) all’ospedale di Torrette di Ancona, dopo un ricovero durato alcune settimane per patologie pregresse sulle quali è andato ad innestarsi il Covid-19”. Quindi l’infelice Cardarelli, già sofferente di serie malattie, si è presumibilmente preso il covid in ospedale, dove era ricoverato non per covid ma per le sue patologie. Con ogni probabilità il virus lo ha contratto nella struttura sanitaria che avrebbe dovuto curarlo e proteggerlo, tuttora uno dei principali luoghi di infezione nonostante l’esperienza dei mesi passati, non se l’è preso nelle piazze che frequentava assiduamente (con mascherina d’obbligo, come dimostrano varie foto in rete). Se esistesse ancora un giornalismo dotato di spirito critico avrebbe approfondito la vicenda, per capire meglio la situazione clinica di Cardarelli, dato che viene usata per fini politici. Comunque sia, l’articolo della Lucarelli ha dato la stura alle iene del web soddisfatte di poter dire: “Avete visto? Negazionisti maledetti, il virus assassino uccide anche voi! Se quello sprovveduto non avesse dato retta ai negazionisti, oggi sarebbe ancora vivo!”

Carlo Cardarelli in piazza

Chi qui scrive non lo conosceva (forse lo abbiamo incontrato ai tempi dei Comunisti italiani, ai quali aveva aderito) e non posso escludere che la biografia di Cardarelli abbia luci e ombre, come per chiunque. Ma la sua attività pubblica pare essere esemplare. Dalle tracce che la sua vita ha lasciato in rete si ricostruisce una biografia di militante d’altri tempi, impegnato nella società e nelle piazze con spirito battagliero, lottando in prima persona (come faceva la sinistra di una volta, oggi soppiantata da una “sinistra” neoliberale mutata anche antropologicamente).

Cardarelli a un’iniziativa per l’acqua pubblica

Diplomato in telecomunicazioni, perito ispettore di bordo, Cardarelli lavorava come impiegato alle Poste, ma dedicava tutto il suo tempo libero all’impegno sociale, contro gli sfratti, a favore degli emarginati (fece, ad esempio, una campagna vincente per trovare una roulotte a una senzatetto), per l’ambiente e l’informazione libera. Dirigente dell’Unione inquilini Marche e dell’Associazione consumatori regionale, appare instancabile nel mobilitarsi per ogni causa che riteneva giusta. Da anni girava per i convegni più diversi con una telecamera, registrando gli interventi e poi condividendoli in rete. Quindi un uomo che per il suo impegno civile dovrebbe essere additato come esempio (indipendentemente dal giudizio di merito sulle sue battaglie) e che viene invece deriso, da morto, e ritratto come un povero idiota caduto nella rete dei “complottisti”.

Una delle iniziative di solidarietà di Carlo Cardarelli

Politicamente Cardarelli viveva le delusioni e le contraddizioni di chi era stato giovane negli anni Settanta e che vedeva mutare i partiti e gli uomini di grandi stagioni di lotta. Oscillava così tra diverse formazioni politiche, da comunista che non trovava più un unico partito a cui dedicare le sue energie: ultimamente dopo aver contribuito alla nascita del Movimento 5 stelle frequentava i comunisti del Pci di Marco Rizzo e Vox di Diego Fusaro.
La sua pagina Facebook, presa a pretesto per denigrarlo, non manca di ingenuità, ma non contiene un solo post che neghi l’esistenza del virus, soltanto vigorose critiche alla gestione dell’emergenza sanitaria, all’informazione terroristica sul virus. Certo, rilanciava le tesi di alcuni nomi discutibili che sono in odio ai soldatini del terrorismo sanitario, ma la sua preoccupazione (anche questa discutibile quanto si vuole, ma non meritevole di insulti e derisioni) era per il profilarsi di una “dittatura sanitaria” con il pretesto del virus.

Le sue opinioni da cittadino comune “arrabbiato” sono riassunte da lui stesso in un post dell’8 ottobre: “MANCO FOSSIMO AI TEMPI DEL DUCE!!! MASCHERINE COME MUSERUOLE, OGNI USCIERE AUTORIZZATO A FARE DA TIRANNO CON I CITTADINI COSTRETTI IN FILA ANCHE SOTTO IL SOLE O LA PIOGGIA!! OGNI AGENTE O PUBBLICO UFFICIALE AUTORIZZATO AD INFLIGGERE MULTE DA MEZZO STIPENDIO!! OGNI SANITARIO A FARE IL KAPÒ PER DISCIPLINARE I PAZIENTI IN ATTESA; E GUAI A DUBITARE CHE TUTTO QUESTO È PER IL NOSTRO BENE!”

Commenti su pagina Facebook “di sinistra”

All’articolo di Selvaggia Lucarelli hanno fatto seguito rilanci sui social conditi di insulti ai “negazionisti” e ai “complottisti”, rei di aver ingannato Cardarelli con le loro tesi criminali e di averlo quindi portato alla morte (che comunque si meritava, come complice deli “untori”). Persino Goebbels si sarebbe vergognato di usare la disgrazia di Cardarelli per fare propaganda, invece tra i più accaniti nel rilanciare l’articolo della Lucarelli troviamo persone “di sinistra”. Purtroppo la “sinistra” in ogni sua declinazione ha rinunciato alla critica del presente, accettando la logica che la risposta all’emergenza sanitaria sia neutrale e trovando i nuovi nemici nei critici dell’emergenza. Lapidare il povero comunista marchigiano perché su Facebook, in modo rozzo e ingenuo, cercava di capire cosa c’è nell’emergenza sanitaria oltre alla retorica dei medici eroi, ai virologi star e al culto della mascherina è infame. Chiamarlo “negazionista” e utilizzare la sua morte per delegittimare ogni critica è infame. Il livore verso chi critica (“orribili baggianate”, “gente pericolosa”, ecc.) fa davvero della “sinistra” l’avamposto militante di un sorgente totalitarismo con pretesto sanitario e gagliardetto “scientifico”.

Prendersela con spocchia contro chi suscita dubbi sulla gestione dell’emergenza sanitaria (si chiami Agamben o Cardarelli), da parte di chi ritiene di capire tutto in base a non si sa quali categorie (bevendo però la narrazione dominante come indiscutibile e additando al pubblico ludibrio chi la contesta) è un segno di confusione totale della ex-sinistra, anche della più apparentemente illuminata, ridotta a rilanciare l’articolo sulla morte del “negazionista buono”. Se si dà del negazionista al filosofo Giorgio Agamben e lo si dileggia invece di dialogare con le sue posizioni (come di tutti gli altri critici dell’emergenza sanitaria), se si trova convincente la storiella del “negazionista buono”, vuol dire che si è caduti molto in basso.

L’autoepitaffio di Cardarelli

Carlo Cardarelli non meritava di essere trattato così, lasciando la sua vita di “combattente”. Per omaggiarlo vogliamo proporre l’epitaffio che Cardarelli scrisse per se stesso, in un post su Facebook del 16 dicembre 2019: “Vivrà in eterno il mio Spirito vitale e per sempre viaggerò nell’infinito multiverso con questo canto inciso nell’anima”. Il canto è “El pueblo unido jamàs serà vencido” degli Inti Illimani, una canzone che negli anni Settanta della sua gioventù suscitava emozioni straordinarie. Onore al compagno Carlo.