SE LA SINISTRA SPOSA IL TOTALITARISMO PANDEMICO

Nel 2009 ero vicedirettore del settimanale “La Rinascita della sinistra” (erede del celebre periodico del Pci) e dedicammo un’inchiesta di 6 pagine a chi faceva i soldi con le pandemie. Oggi, invece, la sinistra è in prima linea nella difesa tanto della narrazione dominante quanto delle discriminazioni verso una parte di cittadini e si limita al lamento perché le grandi ditte farmaceutiche e i governi non regalano vaccini ai paesi più poveri. Chi scrivesse oggi quanto si scriveva su “Rinascita” nel 2009, mettendo sotto accusa chi lucra sulla salute, sarebbe liquidato a sinistra come complottista, negazionista, fascista e novax. Per chi è interessato, cliccando QUI si può accedere al pdf di quel numero di “Rinascita”, una lettura attuale in modo inquietante.

La sinistra, in tutte le sue articolazioni (moderata, riformista, antagonista, radicale) e in quasi tutto il mondo, ha scelto di farsi sostenitrice militante del mondo pandemico del Great Reset (non un’invenzione dei “complottisti”, ricordiamolo, ma progetto esplicito delle forze economiche e politiche vicine a Klaus Schwab, direttore esecutivo del World Economic Forum, recentemente ricevuto con tutti gli onori da Mario Draghi). Una militanza da “utili idioti” si sarebbe detto un tempo. Quelli che erano gli avversari di classe della sinistra oggi godono del sostegno proprio della componente politica che, in varia misura, per molti decenni li aveva osteggiati.

In Italia, da Enrico Letta a Mario Capanna, da Maurizio Landini e Sergio Cofferati al brigatista rosso Francesco Piccioni, da “La Repubblica” a “il manifesto”, le variegate anime della sinistra si ritrovano unite nell’appoggio alle misure governative per fronteggiare la pandemia. Nessun dubbio è ammesso, con una riesumazione in chiave grottesca del concetto di “bene comune”, storicamente tipico della sinistra. Di fronte al covid, in nome di un presunto “bene comune” (come se fossimo nel pieno di una rivoluzione proletaria) qualsiasi misura autoritaria è lecita nei confronti di chi si sottrae al vaccino o critica le misure governative.

I più tristi, tra tutte le anime della fu sinistra, sono comunque gli esponenti della “sinistra della sinistra”. Hanno reagito con il riflesso condizionato dell’antifascismo di maniera, appena i media di regime hanno veicolato la notizia che i “fascisti” organizzavano le manifestazioni novax. Immediatamente, per loro, chi mette in discussione la gestione catastrofica (sia dal punto di vista sanitario che sociale) della pandemia è un fascista o un complice dei fascisti. Vaccinarsi diventa così, per “la sinistra della sinistra”, un atto di grande altruismo e improvvisamente il governo unanimistico di un banchiere e le grandi multinazionali del farmaco diventano degli onesti e sinceri difensori della salute pubblica. Per mantenere un po’ di anticapitalismo di comodo, ecco che si fa una sola critica: governi e aziende farmaceutiche non inondano di vaccini il povero Terzo Mondo (che intanto, ma fanno finta di non accorgersene, per ora non registra alcuna ecatombe da coronavirus e in quanto a pandemia sta meglio di noi ricchi, ipersviluppati e industrializzati).

I vaccini immunizzano e sono buoni per definizione, perché “lo dice la scienza”: la “sinistra della sinistra” si ricorda che Marx ha fondato il “socialismo scientifico”, ergo la scienza ha sempre ragione. Intere stagioni di lotte contro le storture del pensiero scientifico dominante, da Basaglia a Maccacaro, sono messe in soffitta. I peggiori, poi, sono gli indifferenti (all’interno della “sinistra della sinistra”), quelli che non vogliono discutere di vaccini e green pass, perché “i problemi sono ben altri”. Intanto si vive da due anni in stato di emergenza, un governo dal consenso totalitario cambia le leggi e i diritti dei cittadini ogni 15 giorni, milioni di italiani sono privati di diritti fondamentali (oltre che del lavoro, se non cedono ai ricatti) e reputati “untori”, tutti devono esibire un lasciapassare per le attività fondamentali dell’esistenza, l’informazione è uniformata, propagandistica e censoria, i “virologi” e i militari si sostituiscono alla politica per gestire la vita quotidiana del paese: ma i problemi sarebbero altri e questi eventi sarebbero trascurabili, per “la sinistra della sinistra”.

Resta una domanda, spesso sollevata da Riccardo Paccosi: l’odierno sostegno della sinistra alla ristrutturazione in senso totalitario del sistema economico e sociale non andrebbe analizzato anche retrospettivamente? Di certo la deriva ha radici antiche, risale a molto tempo orsono, compresi i combattivi anni Sessanta e Settanta, e riguarda non solo personaggi di punta della sinistra, ma anche i semplici militanti o elettori.