SESSO NOMADE

Con le polemiche sul DDL Zan è diventato argomento di discussione corrente l’intera tematica delle diversità sessuali.
Nella necessità di tradurre una materia complessa, per trasformarla in modifiche al codice penale (e varare una Giornata nazionale contro l’omofobia, la lesbofobia, la bifobia e la transfobia), il disegno di legge è costretto ad aprirsi con una serie di definizioni che difficilmente ci si attende nel testo di una legge dello Stato:

“Art. 1. (Definizioni) Ai fini della presente legge: a) per sesso si intende il sesso biologico o anagrafico; b) per genere si intende qualunque manifestazione esteriore di una persona che sia conforme o contrastante con le aspettative sociali connesse al sesso; c) per orientamento sessuale si intende l’attrazione sessuale o affettiva nei confronti di persone di sesso opposto, dello stesso sesso, o di entrambi i sessi; d) per identità di genere si intende l’identificazione percepita e manifestata di sé in relazione al genere, anche se non corrispondente al sesso, indipendentemente dall’aver concluso un percorso di transizione.”

Di fronte a questa irruzione dell’identità sessuale nel dibattito politico e in un disegno di legge, mi sembra interessante recuperare un volumetto anticipatore, di circa trent’anni fa, che segnalava una tendenza già allora in atto nella società, nella cultura e nell’immaginario: Sesso nomade. Transessualità, androginia e oscillazioni dell’identità sessuale (Datanews, Roma 1992).
Il libro, a più voci, era curato dalla rivista “Foreste sommerse”, un periodico indipendente di cui torneremo a parlare.

Da quel volume propongo qui la lettura in pdf del mio saggio, solo leggermente modificato nelle parti più datate, dove indicavo anche le ombre di un percorso originariamente liberatorio e a suo modo rivoluzionario. Gli approdi attuali erano imprevedibili: in parte hanno confermato le preoccupazioni, in parte hanno aggiunto una variabile all’epoca non ancora percepibile, e cioè la trasformazione politica della “sessualità nomade” in nuovo argomento per la battaglia sui diritti civili e il politically correct che ha soppiantato quella per i diritti sociali e la libertà di opinione. Inoltre, il mondo culturale dell’omosessualità e della transessualità è giunto a un dibattito, per molti versi incomprensibile ai non specialisti, che lancia accuse a componenti del femminismo e giunge a contrapporre categorie immaginifiche come LGBTQ+ , TERF e SWERF (per rendersi conto della deriva raggiunta, suggerisco la sintesi contenuta in una pagina grottesca, ai limiti dell’assurdo, di Wikisessualità: https://www.wikisessualita.org/wiki/Trans-exclusionary_radical_feminism).

Dagli anni Settanta del secolo scorso, i movimenti e le culture femministe insieme ai movimenti di liberazione omosessuale hanno indicato, talora anche inconsapevolmente, che l’identità sessuale è una continua ricerca, non un dato fisso, fermo, assodato. Il nomadismo sessuale poteva diventare un valore, un possibile arricchimento, ma nello stesso tempo poteva suscitare da un lato un rifiuto conservatore a difesa di identità sessuali tradizionali, dall’altro un nuovo fondamentalismo basato sulla cancellazione dei generi sessuali. Ed è questo che sta avvenendo: arroccamento da parte delle culture conservatrici, integralismo oltranzista dei paladini delle diversità sessuali.

CLICCA QUI PER SCARICARE IL PDF DEL SAGGIO “Il sesso mutante nell’immaginario erotico occidentale del XIX e XX secolo”