NO ALLA NICOTINA, SI’ AL SACRO VACCINO

Ieri alla trasmissione di Radio1 “Un giorno da pecora” abbiamo ascoltato qualcosa di incredibile. Massimo Galli, il più spietato degli infettivologi, quello che i lockdown non sono mai abbastanza e che a tavola bisogna mantenere la distanza di due metri tra ogni persona, ha detto: “A quanto pare, stranamente, il fumare in qualche modo sembra avere una certa funzione protettiva rispetto all’infettarsi“.

La frase di Massimo Galli a “Un giorno da pecora”, 18 marzo 2021 (clicca sul video)

Così, buttata in mezzo a una lunga intervista, senza altri dettagli, questa frase ci rivela qualcosa che molti non sapevano. Per uno dei tanti paradossi del C19, i fumatori, additati come pericolosi nemici della salute altrui oltre che della propria, condannati in nome della Salute a fumare sigarette sempre più care avvolte in macabre foto di tumori e cadaveri, sarebbero più al sicuro degli altri dalla peste del Terzo Millennio, il C19. In effetti, un team di ricercatori dell’ospedale di La Pitié-Salpetrère di Parigi già ad aprile 2020 aveva reso noto uno studio dove si ipotizza che la nicotina possa ridurre il rischio di infezione da Covid-19: i ricercatori avevano notato il basso numero di fumatori tra 11 mila pazienti positivi al coronavirus rispetto al tasso di fumatori abituali. I primi risultati delle ricerche, coordinate da uno dei massimi neuroscienziati del mondo, Jean-Pierre Changeux, sono stati poi pubblicati nel giugno 2020 (A nicotinic hypothesis for Covid-19 with preventive and therapeutic implications: https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/32720486/).

Già ad aprile ci furono reazioni scandalizzate da parte di chi si fa alfiere non più della Scienza, ma di una nuova Religione. “È pericoloso anche solo ventilare che una pessima abitudine, come il vizio del fumo, possa aiutare a fronteggiare quella che oggi è la principale emergenza epidemica”, ha detto all’AGI Giovanni Maga, il direttore dell’Istituto di Genetica Molecolare del Consiglio Nazionale delle Ricerche di Pavia (https://www.agi.it/estero/news/2020-04-22/coronavirus-studio-francia-fumatori-nicotina-8408041/). Ecco, certe ipotesi sgradite non vanno nemmeno “ventilate”, va messa all’indice ogni ricerca se non risponde ai dettami della nuova Religione, che contempla, tra le tante, anche l’ossessione per il fumo (mentre l’inquinamento, gli alimenti pieni di additivi, l’eccessivo uso di farmaci e altri veleni quotidiani sono secondari). Come molte Religioni, anche questa prende di mira soprattutto i “piaceri”, le attività di puro godimento, senza risvolti produttivi: il fumo, comunque la si pensi, è semplicemente un “vizio” e quindi va represso o colpevolizzato più di ogni altra cosa. L’ossessione antifumo, così, si riversa anche sulla nicotina in quanto tale e si esorcizza persino l’ipotesi stessa che in alcuni casi possa avere degli utilizzi positivi.

Naturalmente l’Organizzazione Mondiale della Sanità (WHO), invece di incentivare laicamente una ricerca che potrebbe aiutare le cure per il C19, aveva risposto subito alla ricerca francese con una sua pubblicità del 22 aprile 2020 che dice “Smoking makes you more vulnerable to #COVID19 infection” (Fumare vi rende più vulnerabili all’infezione COVID19), cioè l’esatto opposto di quanto sostenuto dai ricercatori francesi. Ma se ci si inoltra nelle pagine web della WHO si scopre che l’ipotesi dei ricercatori francesi non è affatto assurda: “Ci sono attualmente informazioni insufficienti per confermare qualsiasi legame tra tabacco o nicotina nella prevenzione o nella cura di COVID-19. WHO sollecita ricercatori, scienziati e i media a essere cauti nell’amplificare affermazioni non dimostrate che il tabacco o la nicotina possano ridurre il rischio di COVID-19. WHO valuta costantemente le nuove ricerche, incluse quelle che esaminano il legame tra uso del tabacco, uso della nicotina e COVID-19”. (https://www.who.int/emergencies/diseases/novel-coronavirus-2019/question-and-answers-hub/q-a-detail/coronavirus-disease-covid-19-tobacco) Quindi, oltre al consueto invito all’autocensura per i media e oltre a consigliare cautela invece di sollecitare ulteriori studi, l’OMS non dichiara affatto che la ricerca degli scienziati francesi sia infondata. Le parole di Galli a “Un giorno da pecora” farebbero credere che ci siano state ulteriori conferme. Ma apparentemente è meglio non parlarne diffusamente, lanciando il sasso in una trasmissione popolare, ma silenziando ogni possibile cura che non sia il Sacro Vaccino.
Invece, se fosse confermato un ruolo anticovid della nicotina, si potrebbero usare patch alla nicotina per proteggere il personale medico-sanitario o farne un uso terapeutico su pazienti ricoverati per cercare di diminuire la sintomatologia e sui pazienti gravi in rianimazione. Per ora, ovviamente, nulla di indiscutibile. Ma sotto il silenzio o la demonizzazione, qualcosa evidentemente si muove: a “Un giorno da pecora”.